Nelle scorse settimane ci sono stati molti spunti di riflessione e diverse proposte su come affrontare la “fase 2”, cioè quella della riapertura, dal punto di vista della mobilità e del suo impatto sull’ambiente. Il lungo e faticoso percorso dell’Italia e di Milano per incrementare la quota modale del trasporto pubblico e ridurre la motorizzazione privata probabilmente subirà un arresto. Occorre trovare altre strade e mettere in pratica quella ‘resilienza’ di cui si è tanto parlato in questi ultimi anni. Abbiamo qui raccolto le proposte delle realtà ambientaliste milanesi che troviamo tutte condivisibili. Ovviamente partendo dalle nostre. 🙂
Noi Genitori Antismog abbiamo pubblicato la nostra visione strategica non solo sulla cosiddetta “fase 2”, ma anche sulla Milano che sarà al termine di questa pandemia. Questa grossa crisi epocale che sta causando migliaia di morti ci sta facendo riflettere sul nostro modello di vita: l’errore più grande che possiamo fare è tornare a fare le cose esattamente come prima.
Abbiamo poi fatto alcune proposte specifiche sulla nostra pagina Facebook, come quella di allargare i marciapiedi in corso Buenos Aires e incentivare l’uso dei parklet, per consentire maggiori spazi agli esercizi commerciali, non solo quelli di somministrazione, e sull’esempio di Bruxelles fare di AreaC una grande zona residenziale a priorità ciclo-pedonale.
Il 22 aprile abbiamo partecipato al tavolo per la ciclabilità, convocato dall’Assessorato alla mobilità, che prevedeva inizialmente l’illustrazione delle fasi del biciplan di Milano, poi per la sopravvenuta emergenza COVID-19 si è parlato soprattutto del piano per la ciclabilità per la “fase 2”.
Insieme ad alcuni soggetti partecipanti abbiamo quindi scritto un documento di risposta con ulteriori proposte e osservazioni al piano presentato.
FIAB Milano Ciclobby onlus ha pubblicato il suo documento con una serie di raccomandazioni sulla gestione della mobilità nella fase 2 come quello di adottare strategie e incentivi per usare i mezzi pubblici in sicurezza e fare massiccia attività di comunicazione per portare i cittadini a usare la bici. E quindi realizzare immediatamente una rete ciclabile cosiddetta “pop up” o “di emergenza” che potrebbe essere eseguita rapidamente, a costi ridotti, per servire tutto il territorio cittadino in modo da dare una risposta concreta alla mobilità dei prossimi mesi.