A MILANO IN BICI SI MUORE

“Milano non è una città per le bici”

“Io vorrei andare in bici, ma ho paura”

Quante volte ci sentiamo dire frasi come questa?

A Milano, in Italia, si muore troppo in bici. E’ solo di pochi giorni fa la notizia di una donna di 38 anni in bicicletta che è stata travolta da un Tir e ha perso la vita.

Questo grafico è tanto chiaro quanto drammatico. In Italia ci si sposta pochissimo in bicicletta (km percorsi in bici per persona) e si rischia tantissimo la vita (vittime per km percorsi in bici).

Nei Paesi Bassi è esattamente il contrario: tutti vanno in bici e tutti rischiano pochissimo.

Perché, come è possibile?

E’ il concetto di ‘safety in numbers‘: sicurezza nella massa, possiamo tradurlo.

Più ciclisti ci sono nelle strade, meno mezzi motorizzati ci sono. Più ciclisti significa anche maggiore abitudine degli altri utenti della strada nel confrontarsi con i ciclisti stessi. I ciclisti fanno massa e sono più sicuri. In Olanda nessun ciclista porta il casco, per esempio, e hanno il tasso di letalità in bici più basso al mondo.

Quando i ciclisti sono pochi sulle strade non sono percepiti o vengono considerati un fastidio (“si mettano il casco!” si legge sui social italiani, cercando di colpevolizzare le vittime).

A Milano la bicicletta è usata solo per il 5% degli spostamenti. Un numero piccolissimo per una città piatta, compatta e con un clima mite.

Ma sappiamo bene perché è così: non solo mancano infrastrutture (corsie ciclabili, piste ciclabili, rastrelliere ecc.) ma anche perché le persone hanno paura. Perché si rischia la vita. Le auto sono troppe e il traffico è aggressivo.

Ma, come sappiamo, meno persone in bici significa rischi maggiori.

E allora come si interrompe questo circolo vizioso? Come si convincono le persone a lasciare l’auto e la moto e a prendere la bici, come molti vorrebbero fare?

Lo diciamo da sempre: moderando il traffico. Restringendo le carreggiate, costruendo passaggi pedonali rialzati, inserendo corsie ciclabili, aumentando le ZTL e le Zone 30. Creando le strade scolastiche. Rendendo tutta Milano una Città 30. E facendo molta comunicazione, perché come abbiamo detto oggi i ciclisti sono percepiti spesso come un fastidio e un ostacolo.

Per la morte di Luca Marengoni (il 14enne travolto da un tram nel novembre 2022) il sindaco Sala ha proclamato una giornata di lutto cittadino.

Eppure solo qualche settimana prima si era dichiarato contrario a istituire le strade scolastiche e a introdurre la Città 30: https://www.facebook.com/genitoriantismog/videos/618461723153464/

Invece a Bologna la giunta del sindaco Lepore ha deciso pochi giorni fa che “da giugno [2023] si andrà a 30 chilometri all’ora per diminuire i morti sulle strade e l’uso dell’auto. Al posto delle attuali “zone 30”, quel limite di velocità sarà generalizzato, con poche eccezioni per le “zone 50”. A vigilare sul rispetto dei limiti, “nuovi autovelox perché lo strumento più efficace in questi anni è stata la telecamera”. “Bologna è la prima città di grandi dimensioni in Italia a fare questa scelta, è un impegno mantenuto – ha detto Lepore – Anche nei confronti dei parenti delle vittime della strada, è un dovere politico ma anche morale. L’obiettivo è quello di non avere più morti sulla strada ” (https://bologna.repubblica.it/…/a_bologna_si_viaggera…/).

Ecco come si crea quindi il circolo virtuoso: più aumenta la percezione della sicurezza, più persone prendono la bici, più bici ci sono sulle strade e più gli altri utenti della strada prendono coscienza e prestano maggiore attenzione, più le vittime diminuiscono e più altre persone sceglieranno la bici.

Quindi caro sindaco Sala, se vogliamo che Giacomo, Mohamad, Luca e Veronica siano le ultime vittime di questa città, cosa aspetta anche lei a fare delle serie e incisive politiche a favore della moderazione del traffico?

La petizione che abbiamo promosso in la rete con altre associazioni La città delle persone è purtroppo sempre attuale, firmiamola e facciamola firmare: https://www.bit.ly/cittadellepersone

“Per questo le chiediamo di realizzare entro la fine del mandato:

—> Milano città 30 km/h: portando in tutta la città il limite di 30km/h – con le dovute modifiche strutturali e un adeguato sistema di controlli – per aumentare la sicurezza degli utenti deboli riducendo anche emissioni e traffico

—> Milano città ciclabile: estendendo e diffondendo le condizioni di ciclabilità sicura a tutte le strade della città, anche con il senso unico eccetto bici, con adeguate rastrelliere e velostazioni

—> Milano città per i bambini: strade scolastiche (pedonali) davanti a tutte le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, perché il futuro della città parte dai bambini e dalle bambine

—> Milano città per le persone: una riduzione drastica delle aree di sosta delle auto e l’eliminazione di tutta la sosta abusiva di auto e moto su strada, sui marciapiedi, sulle radici degli alberi dando spazio alle persone e alla mobilità attiva e superando per sempre la politica di tolleranza in uso

—> Milano città per lo spazio ai mezzi pubblici: la preferenziazione a tappe forzate dei percorsi dei mezzi pubblici: perchè il TPL sarà davvero attrattivo per tutti solo quando sarà più veloce dell’auto privata.”

Marco Ferrari – storico attivista e già Presidente dei Genitori Antismog

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