Siamo nati per camminare, conversazione sulle regole con Gherardo Colombo

Quando abbiamo cominciato a lavorare all’edizione 2017 di Siamo nati per camminare abbiamo pensato subito che a questo punto del nostro percorso fosse fondamentale approfondire il tema delle relazioni tra le persone che condividono la strada e, decisivo nella definizione di questa relazione, il rapporto che ognuno di noi ha con le regole.

Abbiamo preso dallo scaffale “Sulle regole” e “Le regole raccontate ai bambini” di Gherardo Colombo e da lì siamo partiti. Il passo successivo è stato incontrarlo e farci raccontare come si può affrontare un tema tanto complesso con i bambini.

 

 UNA CONVERSAZIONE SULLE REGOLE

CON GHERARDO COLOMBO

 

COSA SONO LE REGOLE E A COSA SERVONO

SNPC: Da quando ha lasciato la magistratura è impegnato su molti fronti, ma ciò che fa più di tutto è girare per l’Italia, nelle scuole e nei circoli, a parlare di giustizia e della relazione tra regole e persone e di come questa relazione influisca sulla vita pratica di ciascuno di noi. Forte di questa straordinaria esperienza sul campo ci dice come si spiega a un bambino che cosa sono le regole?

Colombo: La regola è un aiuto, qualcosa di necessario nel momento in cui dobbiamo relazionarci con gli altri, quando facciamo parte di una comunità anche piccola come la propria famiglia. Le regole servono per poter prevedere in qualche misura quale sarà il comportamento degli altri e dunque per potersi affidare a loro, per potersi fidare. Ogni bambino in casa propria fa esperienza di queste cose: si va a letto a una certa ora, si lavano i denti dopo aver fatto colazione, ecc. Anche quando i bambini giocano hanno bisogno di mettersi d’accordo sulle regole. Le leggi sono una sottocategoria delle regole.

 

COME CAPIRE SE UNA REGOLA È GIUSTA

SNPC: Dato che le regole vengono fatte dalle persone, il loro contenuto può essere molto diverso e dunque può apparire non condivisibile da parte di qualcuno o anche di molte persone. Come si fa a capire che una regola è giusta?

C.: La strada è quella dell’esperienza, dello sperimentare, del verificare concretamente quali sono le conseguenze di una regola, tendendo ovviamente in considerazione che le regole dovrebbero essere indirizzate a far stare meglio le persone, a farle vivere in modo più dignitoso e dare loro le maggiori possibilità di scegliere, il che è poi la premessa per poter ricercare la propria felicità.

 

E SE PENSIAMO CHE UNA REGOLA SIA INGIUSTA

SNPC: Il codice della strada prevede ad esempio che monopattini e skate non possano essere utilizzati né sulla carreggiata né sui marciapiedi. Di fatto non potrebbero essere utilizzati se non nei parchi. D’altra parte sono un mezzo molto utile ed efficiente con cui i bambini amano recarsi a scuola. Come si fa se si percepisce come ingiusta una regola? 

C.: Di fronte ad una regola che si ritiene ingiusta non possiamo limitarci a dire “non la rispetto perché non sono d’accordo”, ma possiamo legittimamente esprimere il nostro dissenso facendo attivo esercizio di cittadinanza e chiedendo alle autorità competenti che sia modificata.

 

REGOLE: OBBLIGO, FASTIDIO O AIUTO

SNPC: Il nostro progetto parla di come le nostre scelte in materia di mobilità siano in grado di influire sulla qualità della vita dell’intera comunità, dove la qualità non dipende solo dal mezzo scelto ma soprattutto dalle relazioni che si creano con le altre persone con cui condividiamo la strada. 

La domanda che in questa edizione rivolgiamo agli alunni è: “Come si fa a migliorare le relazioni tra coloro che condividono la strada?” Una domanda che speriamo serva anche per stimolare i bambini a riflettere sul rapporto che ognuno di loro ha con le regole. A questo proposito è facile notare che spesso le regole vengono percepite come un obbligo e quindi vissute con un certo fastidio. Come si fa a modificare questo atteggiamento?

C.: Innanzitutto bisogna tenere presente che le regole non ci pongono solo obblighi, ma sono anche la fonte dei nostri diritti: il divieto delle auto o delle moto di spostarsi utilizzando i marciapiedi garantisce ai pedoni il diritto di muoversi in quello spazio in sicurezza e tranquillità. In secondo luogo è fondamentale che le persone capiscano il perché delle regole: se ciò non accade, diventa quasi normale non osservarle.

Basta fare un giro per le strade delle nostre città per vedere che le auto in divieto di sosta sono tantissime, come ad esempio quelle in doppia fila davanti alle scuole, oppure basta provare ad attraversare sulle strisce per notare che gli automobilisti che si fermano per far passare i pedoni sono pochi, o ancora sedersi fuori da un bar lungo un viale per osservare che le macchine superano frequentemente i limiti di velocità: la tendenza a non rispettare le regole è molto diffusa. Questo avviene perché molte persone non capiscono a cosa servono queste regole, qual è il loro scopo, quale influenza hanno sulla qualità della nostra vita.

Ciò che allora bisognerebbe fare è aiutare i bambini, ma anche gli adulti, a mettersi dentro le regole, comprendendone i motivi, e farsene custodi.

 

PERCHÉ PIÙ REGOLE E CONTROLLI NON SONO LA SOLUZIONE

SNPC: Quando le cose non funzionano il primo commento che si sente fare è che occorrerebbero più regole e più controlli pensando che, aumentandone numero e potere coercitivo, la situazione possa migliorare. 

C.: È un problema di natura culturale, legato a come impostiamo il rapporto, la relazione con gli altri.

In una comunità in cui i cittadini non comprendessero le ragioni delle regole, si renderebbe necessario attivare un controllo così vasto e diffuso, che sarebbe di fatto impossibile attuarlo e mantenerlo nel tempo. Ma non sarebbe necessario un controllo così incisivo se le persone si fossero messe dentro il senso delle regole: un automobilista non dovrebbe parcheggiare la macchina in divieto di sosta non per paura della multa, ma perché è lui stesso che controlla il proprio comportamento, perché consapevole delle conseguenze che questo ha sulla vita degli altri.

Se non cogliamo il senso della regola difficilmente sentiremo l’esigenza di rispettarla e la eluderemo ogni volta che ci sembrerà conveniente (per risparmiare tempo, essere più comodi, ecc.).  In una comunità in cui i cittadini siano essi stessi custodi delle regole non servono molti controllori. Se ci sentissimo tutti custodi di una regola, su quella regola potremmo tirare una riga. Più regole sono necessarie e più il sistema delle relazioni all’interno di una comunità rivela mancanza di fiducia e solidarietà.

SNPC: Veniamo a un tema che ci è caro come associazione Genitori Antismog: quello dell’inquinamento dell’aria. Nelle nostre città una percentuale rilevante è dovuta al traffico. Le persone tendono a non ritenersi responsabili di questi problemi, a non vedere il legame tra causa ed effetto, tra i loro comportamenti di mobilità e la qualità dell’aria. E si tende quindi a delegare a qualcun altro, al legislatore, la responsabilità di risolvere questi problemi: una volta che si è superato un certo numero di giorni con livelli di inquinamento al di sopra di una certa soglia scattano i divieti di circolazione. Come si fa in questo caso?

C.: Oggi si guarda più alla repressione che alla prevenzione, la legge interviene soltanto dopo che il danno è stato causato. Occorrerebbe ribaltare questo approccio spostando l’attenzione sulla prevenzione, in modo da evitare che si producano danni alla salute, alla qualità della vita delle persone e dell’ambiente in cui viviamo. Anche in questo caso dunque è necessario che i singoli si sentano responsabili delle proprie azioni e delle loro conseguenze.

 

PERCHÈ DISCUTERE DELLE REGOLE A SCUOLA

SNPC: Munari scriveva che dipende dagli educatori e da ciò che impariamo nei primi anni di vita se la nostra società potrà migliorare. E aggiungeva che se si vuol far crescere la collettività e ritrovarsi in un mondo civile occorre prendere esempio da ciò che si fa nelle scuole materne giapponesi: “si dice ai bambini che ognuno deve esprimere il proprio impegno, ma non imporlo”.  Un altro modo per dire che l’unico modo per sperare di migliorare la società è abituarsi sin da piccoli a dare il meglio di sé nel rapporto con la collettività e uscire dalla logica della regola come imposizione.

C.: Interrogarsi sui motivi che ci spingono ad osservare una regola, discuterne con i propri compagni e insegnanti, capire meglio i motivi che ne stanno alla base, le conseguenze del suo mancato rispetto è fondamentale per motivare i bambini a farsi custodi del valore della regola e, in prospettiva, formare cittadini in grado di immaginare in futuro nuovi diritti e forme migliori di convivenza.

 

Per ulteriori approfondimenti consigliamo di visitare il sito www.sulleregole.it, dell’ASSOCIAZIONE SULLE REGOLE di cui Gherardo Colombo è tra i soci fondatori.

 

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